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La quindicesima lettera dell’alfabeto italiano, che rappresenta due fonemi vocalici posteriori o velari di differente apertura (aperta o larga e chiusa o stretta) e che può avere valore distintivo solo in sillaba tonica. Quando è tonica, può essere accentata graficamente (grave quando è aperta, acuto quando è chiusa), ma l’accento grafico è obbligatorio solo per alcune vocali finali toniche di monosillabi e di tutti i polisillabi, e raro negli altri casi.

Si tratta di una lettera dell’alfabeto utilizzata come abbreviazione in diversi contesti specifici, come ad esempio per indicare una classe spettrale di stelle a temperatura elevatissima in astronomia, il simbolo dell’ossigeno in chimica, una retta orizzontale in geometria, l’ovest in geografia e una particolare proposizione negativa nei sillogismi in filosofia. Inoltre, può essere utilizzata come congiunzione disgiuntiva, spesso accompagnata dalla particella eufonica “d”, come in “od oggi” o “od otto”.

Parola utilizzata come congiunzione disgiuntiva per coordinare elementi o proposizioni dello stesso tipo, esprimendo esclusione reciproca, alternativa o contrapposizione.

“o pure”, “oppure”.

Utilizzato come congiunzione esplicativa, sinonimo di “ossia” o “cioè”. Può anche essere rafforzato da “anche” o “vuoi” per indicare una scelta tra diverse opzioni. Inoltre, può essere utilizzato come interiezione per rafforzare un richiamo o un’esclamazione, o come esortazione o per indicare stupore o meraviglia.

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