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Termine utilizzato in vari complementi per indicare la persona che sta parlando. Può essere utilizzato al posto del pronome atono “mi” per mettere in particolare evidenza la persona che parla. Viene anche utilizzato come complemento oggetto davanti alla particella pronom. “ne” in posizione sia proclitica sia enclitica. Inoltre, può essere posposto alle preposizioni semplici per indicare la posizione della persona che parla o per indicare che un’azione è stata compiuta da sola, senza aiuto altrui. Viene anche utilizzato per esprimere un’opinione personale o per indicare che un’azione è stata compiuta nel proprio intimo. Infine, può essere utilizzato per esprimere il proprio punto di vista o per indicare che un’azione riguarda la persona che parla.

Utilizzato come soggetto in espressioni esclamative e comparative introdotte da “come” e “quanto”. Inoltre, indica la persona che parla, con funzione di predicato nominale, dopo i verbi “essere”, “parere” e “sembrare”, quando il soggetto non è “io”. In alcune forme dialettali e antiche, può essere utilizzato per indicare il padrone.

Termine utilizzato al posto del pronome atono “mi” prima delle forme pronominali “lo, la, le, li” e davanti alla particella pronominali “ne”, sia in posizione proclitica che enclitica.

Pronome personale soggetto che indica la prima persona singolare, utilizzato in forma apocopata nella lingua toscana come “mèo” e in forma tronca nella poesia come “me'”.

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