Pronome relativo utilizzato per indicare una persona, un animale o una cosa a cui ci si riferisce, con funzione di soggetto o complemento oggetto.
Pronome relativo o congiunzione che ha valore neutro e si riferisce ad una cosa o ad una proposizione precedente, spesso accompagnato dall’articolo determinativo o da una preposizione. Viene anche utilizzato come espressione di conferma o di ringraziamento.
Termine utilizzato per indicare una relazione di tempo o di causa tra due eventi o situazioni, come ad esempio l’ordine cronologico o la conseguenza logica.
Parola che, in letteratura e poesia, viene utilizzata come caso obliquo con o senza preposizione, e che ha il significato di “cui”.
Termine utilizzato nelle proposizioni interrogative dirette o indirette per chiedere informazioni su una cosa o per esprimere incertezza su di essa. Inoltre, può essere utilizzato in una narrazione per introdurre un evento improvviso o inaspettato.
Termine utilizzato per indicare una o più cose, oppure per esprimere incredulità o negazione.
Espressione utilizzata per indicare qualcosa di non precisato o indeterminato, come in “un certo non so che” o “nel suo atteggiamento c’è un certo ambiguo”. Inoltre, può essere utilizzato per indicare una quantità non precisata, come in “non ha concluso un gran che con quell’affare”. Infine, può essere utilizzato per indicare una cosa o persona di poco valore, come in “questo televisore non è un gran che”.
Termine interrogativo utilizzato per chiedere informazioni su una scelta specifica, come ad esempio il giorno del mese, l’idea che qualcuno si è fatto di te, la camicia da indossare o l’ora in cui incontrarsi.
“Mi sembra giusto che tu agisca così”, “È inutile che io venga domani”, “Credo che tu abbia capito”, “Spero che tornerai”.
Parola che introduce proposizioni causali, accompagnata dal verbo all’indicativo o al congiuntivo. Viene utilizzata anche nelle locuzioni congiuntive come “visto che”, “dato che” e simili, per indicare una causa o una motivazione.
Introduce una proposizione consecutiva in correlazione con avverbi come “così”, “tanto”, “tale” e simili, utilizzando il verbo all’indicativo o al congiuntivo. Ad esempio, “era così silenzioso che non l’ho notato” o “è un tale scapestrato che non ci si può fidare di lui”.
Introduce una proposizione finale che esprime lo scopo o l’obiettivo di un’azione, accompagnata dal verbo al congiuntivo.
Parola che introduce proposizioni temporali in cui il verbo è all’indicativo. Viene utilizzata per esprimere un’azione che si verifica in un determinato momento nel tempo. Inoltre, può essere usata con l’ellissi di “dopo” e posposta a un participio passato per indicare l’ordine temporale degli eventi.
Parola che viene utilizzata per introdurre una proposizione comparativa, oppure per indicare il secondo termine di paragone in un confronto tra due aggettivi, avverbi, participi o infiniti, o tra un sostantivo o pronome e una preposizione. Inoltre, può essere utilizzata in espressioni che indicano un grado di intensità quasi superlativo.
Parola che introduce proposizioni limitative o eccettuative, esprimendo un’idea di restrizione o di esclusione rispetto a quanto affermato nella proposizione principale. Inoltre, può essere utilizzata per esprimere una differenza o una correlazione con altri elementi, o per indicare una condizione o un’alternativa.
Parola che viene utilizzata per introdurre proposizioni ottative, imperative o interrogative, in cui il verbo è al congiuntivo.
Con funzione coordinativa, utilizzato in espressioni coordinative come “sia che tu voglia” o “sia che tu non voglia”, indicando una scelta tra due opzioni.
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